di Giorgio Bianchi – Per come la vedo io l’unico modo per comprendere il presente è quello di riallacciare i fili dei progetti a lunga scadenza dei centri di potere. Se non si capisce che il potere vero agisce sulle lunghe scadenze, a seguito di un certosino lavoro di studio e di preparazione e solo dopo aver raggiunto un adeguato livello di condizionamento delle masse, è inutile stare qui a discutere. Per inquinare i pozzi del dibattito si è indotto il pubblico semicolto, i cosiddetti “studiati”, a bollare come complotti quelli che in realtà sono progetti a lungo termine. In Italia abbiamo una vasta letteratura su questi progetti; Pasolini tentò di spiegarlo indicando anche quale fosse lo strumento di elezione per evidenziarli, ovvero la letteratura, ma a quanto pare il suo tentativo non è andato a buon fine.Purtroppo, grazie a questo lavoro di preventivo condizionamento, sono le stesse persone comuni ad aver assunto in automatico e inconsapevolmente il ruolo di collaborazionisti e kapò del Sistema, partecipando attivamente e su imbeccata, all’isolamento e al discredito delle voci dissonanti.Con la scusa dell’informazione “responsabile” si intende in realtà mettere la mordacchia a tutte le voci che si discostano dalla narrazione ufficiale, lasciando lo storytelling cosiddetto ufficiale libero di attecchire nell’opinione pubblica.Per facilitare il raggiungimento di questo scopo, la coscienza collettiva è stata preventivamente trattata mediante la somministrazione di un potente vaccino contro il virus del dubbio.Sto parlando del concetto delle “Fake News” e del cosiddetto “terrapiattismo”.Se hai intenzione di imporre al pubblico una narrazione, e hai a disposizione del tempo, parecchio tempo, puoi pensare di occupare preventivamente anche il terreno delle future opposizioni, o meglio ancora di inquinarlo.Avvelenare è più semplice e risolutivo del conquistare.
Se crei in anticipo un clima ostile nei confronti delle possibili controdeduzioni al tuo discorso, sarà più facile in seguito farlo accettare, in quanto queste teorie saranno rigettate in maniera acritica, automatica. E’ per questo motivo che il web e i social sono stati progressivamente avvelenati da potenti tossine che hanno contaminato le opinioni del pubblico sugli argomenti più delicati Teorie più o meno artate, spesso sotto forma di video, per essere più fruibili, vengono continuamente riversate nel web e poi rese virali dalle condivisioni delle persone.Purtroppo molti utenti inconsapevoli (altri consapevoli), danno credito (o fingono di dare credito) a queste teorie astruse, consentendogli di circolare e di attecchire nelle coscienze.La mia ipotesi è che molte di queste teorie bislacche vengano appositamente messe in giro dai padroni del discorso, come una sorta di va**ino, per stimolare una repulsione di tipo anticorpale da parte dei ceti semicolti, inibendone di fatto l’esercizio del dubbio. Bisogna evitare accuratamente di cadere in questo tranello.
Sappiate fin da ora che alcuni dibattiti sono tossici, sono polpette avvelenate atte a screditare le controdeduzioni alla narrazioni ufficiali. Molte battaglie sono condotte su terreni inquinati. Condurre discussioni serie su un terreno contaminato, avrà il solo risultato di intossicare anche le tesi ragionevoli.Bisogna giocare sul loro territorio, partire dalle informazioni che loro ci danno per smontarle dall’interno.L’antidoto alla post-verità non è la verifica dei fatti – da sempre appannaggio di giornalisti e storici – bensì il ristabilimento della logica. Per questo motivo oggi sta prendendo piede una nuova forma di censura che cerca di combattere il ripristino della logica nel ragionamento. Invece gli anticorpi li hanno creati loro screditando l’idea stessa di controanalisi macro-sistemica, e lo hanno fatto inoculando il vaccino del complottismo.La loro narrazione è solida, ben costruita, ma contiene delle criticità, in quanto si basa sulla menzogna. Una volta intuita la logline è facile individuare i costrutti artati, ed è lì che bisogna colpire. Il motivo è molto semplice: se intuisci la trama tutto il progetto salta, perché la società a quel punto è in grado di reagire al condizionamento e alla manipolazioneImmaginate di andare al cinema e di vedere un film giallo.
La trama è un gioco di specchi, apparentemente non si riesce a trovare il bandolo della matassa. Ma se ad un certo punto si riesce ad intuire il filo logico dello sceneggiatore, l’immagine sorgente all’interno del gioco di specchi, ogni tassello improvvisamente finisce al posto giusto.Chi ha il potere, quello vero, ha la possibilità di controllare quasi tutte le variabili interne alla società. Questa possibilità fa sì che il futuro non solo possa essere previsto, ma addirittura scritto.Singoli eventi, decisioni politiche estemporanee, polemiche apparentemente marginali, se inserite in un quadro più generale possono restituirci un percorso ben preciso. A quel punto ogni singolo dettaglio può essere rivelatore di un piano a lungo termine.Faccio un esempio.Per mesi mi sono chiesto quale fosse l’utilità politica del dibattito innescato dalla Lorenzin nel voler rendere obbligatorio un numero assurdo di sieri.Da una parte avevamo i cosiddetti “no-vax” (termine ingegnerizzato divenuto di dominio pubblico proprio in quel frangente) e dall’altra un pallone gonfiato arrogante, all’epoca praticamente sconosciuto, che li bastonava pubblicamente.Mi chiedevo come fosse possibile impostare un dibattito scientifico con quei toni e in quei termini: dal mio punto di vista era scontata l’utilità di alcuni sieri, ma nello stesso tempo non aveva senso rendere obbligatorio un numero così elevato di farmaci, in particolar modo quelli che nella maggior parte dei paesi occidentali non lo sono.
Ogni dibattito sembrava un incontro di wrestling tra figure che fossero l’estremizzazione grottesca delle due posizioni.Ad un certo punto mi sono iniziato a porre una domanda: che utilità potrà mai avere un teatrino così grottesco e fine a se stesso ?Dopo tutto quello che è successo in questi ultimi tempi sono finalmente giunto ad una risposta soddisfacente; di più, quel dibattito surreale è uno dei tasselli che ci può suggerire che lo scenario che stiamo vivendo in questo momento sia stato previsto da tempo. Leggere il seguente scambio di battute, col senno di poi è spiazzante:Che tempo che fa” (RAI1) 7 ottobre 2018.Fazio: Perché dobb…, perché “DEVONO” essere [inoculati] i bambini?Burioni: “Perché [inocularsi] non è un gesto di protezione individuale (come mettersi il casco in motocicletta) ma di responsabilità sociale. Come il non guidare ubriachi. Se le [inoculazioni] non sono sufficientemente frequenti tra la popolazione, i virus possono circolare.”Fazio: E chi ci rimette?Burioni: “Ci rimettono i bambini troppo piccoli per essere [inoculati], oppure quei diecimila bambini che stanno guarendo da un tumore e che rischiano magari di morire perché si prendono il morbillo da un compagno.”
Togliamo di mezzo la questione sieri che è secondaria, anche se rilevante per un altro aspetto di cui parleremo dopo.Qual è il messaggio che è passato ?“[inocularsi] non è un gesto di protezione individuale (come mettersi il casco in motocicletta) ma di responsabilità sociale”.In pratica si è iniziato già allora ad innestare all’interno del dibattito pubblico il concetto di responsabilità collettiva come elemento di livello superiore rispetto alla libertà di scelta individuale.In pratica si gettavano le fondamenta dell’architettura dialettica sulla quale si basano i provvedimenti che hanno implementato successivamente.La questione del morbillo in pratica era un pretesto per intavolare un discorso che sarebbe stato poi ripreso e ampliato in seguito, in modo da trovare al momento giusto una base di consenso consistente pronta ad accettare quel tipo di provvedimenti.La disattenzione, ma anche solo la critica costruttiva, dei provvedimenti comporta automaticamente l’incasellamento nella schiera dei negazionisti e dei no-vax.Quindi in quella fase si stava già iniziando a condizionare l’opinione pubblica in modo tale che fosse pronta a reagire nel modo auspicato una volta che sarebbe stata sottoposta agli stimoli dettati dalla situazione di emergenza.In pratica si stava “va**inando” l’opinione pubblica al dibattito che sarebbe scaturito in futuro, ossia tra il dover scegliere tra le libertà costituzionalmente garantite e la salute pubblicaCredo non sia un caso che il wrestler-scienziato e l’impresario che allestiva gli incontri in diretta su Rai 1, fossero gli stessi che hanno avuto successivamente, per mesi, il monopolio della discussione sul virus.Un effetto non secondario che era stato messo nel carniere con il dibattito artato sui sieri, fu quello di inserire un’incisione all’interno della compagine sociale in modo tale che al momento giusto si sarebbe fratturata secondo una linea prestabilita: cosiddetti “negazionisti” da una parte e autocertificati “responsabili” dall’altra.
La frattura ha avuto molteplici ricadute non tutte intuibili a prima vista: in primo luogo ovviamente ha provocato lo scompaginamento di un eventuale fronte ostile alle limitazioni e ha fatto sì che ci fossero i presupposti per utilizzare la fazione formattata precedentemente per contenere e screditare l’azione dell’altra.Nei conflitti contemporanei è prassi comune tra le potenze neocoloniali quella di scatenare guerre civili nei paesi bersaglio e di sostenere direttamente e indirettamente la fazione che gioca nella propria squadra, evitando in questo modo di inviare i propri uomini sul campo. Si tratta in due parole di incendiare gli animi e sostenere da dietro le quinte i propri proxy: in gergo tecnico questa strategia si definisce “leading from behind”. In secondo luogo l’esistenza dell’altra fazione rafforza le convinzioni e l’appartenenza al proprio schieramento: se da un lato vediamo la rappresentazione plastica di ciò che reputiamo negativo, saremo automaticamente portati a rigettare il corrispondente pacchetto ideologico, in quanto accettarlo comporterebbe l’essere catalogato in quello schieramento e riceverne in automatico tutti gli attributi disdicevoli. Inoltre il nostro schieramento di appartenenza ci percepirebbe a quel punto come un corpo estraneo e procederebbe immediatamente alla nostra estromissione.
Il dibattito sui sieri è stato inoltre ingegnerizzato per un secondo motivo, anche questo direttamente riconducibile al contesto “in vitro” degli anni precedenti.Il farmaco è il deus ex machina che ad un certo punto dovuto entrare in scena nella narrazione per dipanare la trama e condurre la rappresentazione alla sua conclusione. Ovviamente questo ingresso sarebbe avvenuto solo e soltanto nel momento in cui tutti i punti dell’agenda fossero stati raggiunti o comunque avviati in maniera irreversibile, compreso il famigerato Green pass, passato nel giro di un anno da ipotesi complottista a vero e proprio oggetto di culto e desiderio.Il siero serviva per dare un orizzonte temporale alle popolazioni oggetto del grande reset e far sì che accettassero la ristrutturazione forzata delle loro economie e la “cinesizzazione” delle loro società per tutto il tempo che fosse stato necessario.Se si chiede alla cittadinanza di sacrificarsi a tempo indeterminato, si avrà una scarsa motivazione e il costante rischio che si giunga ad un punto di rottura della tensione nervosa; se viceversa le si chiede di sacrificarsi fino ad una scadenza fissata, la somministrazione del siero miracoloso appunto, si avrà una predisposizione sicuramente molto più positiva dettata dalla visione in lontananza di un punto di approdo.
Anche qui ci troviamo di fronte ad un escamotage letterario.Se lascio intravedere al lettore medio un lieto fine avrò maggiori possibilità di non perderlo durante la lettura.Detto in maniera più rozza è un po’ come i cani al cinodromo: se gli metti la lepre di pezza davanti corrono, altrimenti se ne restano lì a fissare la pista e dopo un poco se ne vanno per conto loro.Il Gosplan sovietico dava sempre l’anno in cui avrebbero raggiunto il vero socialismo.Una meta reale ma che richiedeva sempre uno sforzo in più.
E’ anche dalla lettura di secondo livello di questi dettagli che si capisce che c’è una narrazione di base e che tutta l’operazione è stata studiata a tavolino nei minimi particolari e con anni di anticipo. Torniamo solo per un secondo a Fazio e Burioni per fissar un ultimo punto che ci tornerà utile in seguito.Una volta operata la divisione tra “negazionisti” e “responsabili” la questione non si è chiusa lì.Nei mesi successivi si è assistito ad un vero e proprio linciaggio mediatico dei no-vax, sicuramente non proporzionale all’entità della posta in gioco. In pratica i media e gli Influencer di regime hanno operato una reductio ad Hitlerum di una categoria che il loro apparato di riferimento aveva esso stesso ingegnerizzato, in modo da creare nell’ambito del dibattito pubblico un soggetto che fosse paradigmatico del sostenitore di tesi antiscientifiche.Siccome il primo scontro è avvenuto per così dire in “ambiente controllato” non poteva che finire così.Ciò ha fatto sì che quando il dibattito si è spostato sul terreno incerto dei provvedimenti pseudoscientifici per contenere la pandemia, il Sistema ha potuto contare su un vantaggio tattico dovuto all’atteggiamento prevenuto di una parte dell’opinione pubblica nei confronti dell’altra. A quel punto è bastato rispolverare l’armamentario dialettico che ha funzionato in precedenza e riadattarlo alla cosiddetta “negazione del virus”.Il passaggio dalle “Fake News” sui vaccini alle “Fake Ideas” sulla gestione dell’emergenza è stato automatico.L’assimilazione delle “idee” alle “notizie” è tanto semanticamente scorretta quanto geniale.A questo punto anche posizioni assolutamente di buonsenso e ragionevoli come il considerare i provvedimenti per contenere la pandemia, sul lungo periodo, di gran lunga più dannosi del virus stesso e lesivi delle libertà costituzionalmente garantite, sono stati automaticamente cassati in quanto considerati antiscientifici.Il motivo ? La semplice collocazione del loro sostenitore, nell’alveo dei soggetti squalificati durante il dibattito pilota.
Giorgio Bianchi