C’è da credere che o siete compromessi, o vi piace

C’è da credere che o siete compromessi, o vi piace. Ormai la verità – ossia che la narrazione ufficiale di tutta questa faccenda perlomeno fa acqua da tutte le parti – vi salta in bocca ad ogni passo. Perfino nei salotti televisivi ci scappa la crepa (“funzionicchia”), salta il tappo (vedi Vespa con Amici), si sbrega la breccia. Insomma non avete più scuse: o siete compromessi, o vi piace. Chiunque capirebbe che un virus influenzale non lo fermi nastrando le altalene, imponendo il coprifuoco alle 22, chiudendo le scuole, gettando sul lastrico centinaia di migliaia di aziende, scippando via infanzia e giovinezza agli adulti di domani, camminando al parco con la faccia mascherata tipo l’uomo invisibile. Inutile anche solo parlarne, diamine! Chiunque, ripeto, capirebbe che un preparato farmacologico raffazzonato in fretta e furia, che causa trombosi a giovani sani insegnanti e medici e infermieri, che un giorno prima viene approvato, poi ritirato, poi di nuovo approvato, poi di nuovo ritirato, non è quella manna che ci farà “ripartire”; tanto più che – ormai lo dicono ovunque – non immunizza, non ti toglierà mascherine, distanziamento “sociale” (perché sociale e non fisico resta un mistero della risemantizzazione), non “proteggerà gli altri” bensì, volendo esser davvero molto boccaloni, ti farà soltanto prendere la “malattia in forma lieve”. O siete compromessi, o vi piace. Bisogna esser davvero scemi per ignorare l’evidenza delle restrizioni più insensate, per non raccapricciarsi dei droni che sventano innocui picnic, per non ridere dei Quad che circondano isolati bagnanti accompagnati da riprese aeree in assonometria cavaliera, per accettare sacrosante metropolitane piene prima, ma code compite e freddolose per un caffé al cartoccio fuori da tristissimi bar dopo. Siete compromessi, traete guadagno da questa situazione? No. Quelli sono pochi (uomini di BlackRock e McKinsey – cercateveli)Quindi vi piace. Qualche cosa magari nella broda mucosa che vi compone si riscalda, si rassicura, si inteporisce. Qualche cosa nel trito di lobi che siete si appaga, si rinfranca. Siete nella “legalità”, siete giusti e retti. Avete una cultura, voi. Siete “altruisti”. Il “corpo sociale” per voi passa dal corpo fisico, il vostro corpo fisico, concedendo il quale rendete prono ossequio allo scopo alto, l’agape ieratico e nirvanico entro cui scomporvi, corpuscolarizzarvi, finalmente deresponsabilizzati, fanciullescamente beati, disinteressati, vaporizzati nell’estasi tutta. Finalmente liberi dalla pressione del pensiero, dalla gravità della responsabilità, dalla partecipazione attiva all’esistenza, vi prostrate come dopo un orgasmo a cui segue la petite mort, la piccola morte, quella che dolcemente anelate e che vi tinge il volto di sorrisi beoti del colore della pesca mentre tirate su amorevolmente la pezza lurida sui volti dei vostri figli che finalmente non dovete più crescere, perché lo fa lo stato, o l’autorità, non importa, è compito della biocrazia ora, la salute prima di tutto. Avevan forse ragione Haldane con l’utopia dell’ectogenesi, Muller con il delirio del “socialismo biologico”, o Carrel – premio Nobel per la medicina nel 1912 – quando diceva che “Il concetto di sacrificio, della sua assoluta necessità sociale, deve essere introdotto nella mente dell’uomo moderno” anticipando Crozier di una quarantina d’anni. E voi di quasi un secolo. Chiudo con un “suggestivo” estratto dal libro di Yuval Noah Harari “Sapiens, da animali a Dei” – uno dei preferiti di Bill Gates (forse perché mette nero su bianco e con parole semplici uno dei pilastri fondativi della biocrazia che tanto vi piace):“Gli scienziati impegnati a studiare i meccanismi interni dell’organismo umano non vi hanno trovano alcuna anima. Con sempre maggior forza, essi sostengono che il comportamento umano è determinato dagli ormoni, dai geni e dalle sinapsi, e non dal libero arbitrio – cioè dalle stesse forze che determinano il comportamento degli scimpanzè, dei lupi, delle formiche. I nostri sistemi giuridici e politici cercano in gran parte di nascondere sotto il tappeto tali scoperte imbarazzanti. Ma, in tutta franchezza, per quanto tempo possiamo conservare il muro che separa il dipartimento di biologia dai dipartimenti di legge e di scienze politiche?”

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