Perché il popolo non si ribella? Perché assiste inerme, paralizzato, dinanzi alla feroce compressione dei suoi diritti fondamentali? Perché la maggioranza avalla tutto ciò? La risposta è tanto semplice, quanto paradossale: perché siamo “nati liberi”. Giorgio Gaber in “Elogio della schiavitù” disse: ” Ma è chiaro: è la lotta per la libertà che fa bene.La libertà fa malissimo. A tutti.” Siamo figli di una libertà concessa, non conquistata. Siamo il prodotto di un concetto di libertà confezionato, funzionale al dominio da parte dell’autorità. Non siamo consapevoli della nostra condizione, in passato come oggi. Ci siamo sempre sentiti “liberi” nei modelli imposti dall’alto. Prima nel consumo sfrenato, nel fare ciò che volevamo quando volevamo, oggi nel pranzo fuori in “zona gialla” e nella passeggiata, mascherati, sotto casa in “zona arancione”. Nulla è cambiato. Il recinto è ridotto, ma l’uomo continua a pascolare. La verità è che quest’ illusione ha saziato talmente tanto l’individuo moderno da renderlo incapace di scorgere le catene a cui era, ed è legato. È incapace di lottare, ed è nella battaglia per la conquista della libertà che se ne comprende il reale valore. Oggi ci si trincera dietro un falso perbenismo. La concezione di senso civico è distorta. La maggioranza ha scelto oramai la via da percorrere, forte di essere nel giusto. Tamponi e vaccini sono gesti di altruismo, combattere per i propri diritti fondamentali è pazzia. Le chiusure sono la normalità, il diritto al lavoro un lusso per cui non vale la pena sprecarsi troppo. D’altronde se prima non sapevamo quanto “potesse far male la dittatura della stupidità”, oggi, almeno “noi”, ne siamo ben consci. E ne paghiamo le drammatiche conseguenze, sulla nostra pelle.
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