Vagano come spettri nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Spenti, preoccupati, talvolta avulsi dalla realtà che li circonda. Li vedi in sparuti gruppetti, con la maschera su o sul mento, mai senza, etichettati come untori, come “killers” dei nonni. Sono i giovani d’oggi, raminghi e privi di slancio vitale. Giorgio Gaber ne “Il grido” recitava:” È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca.. Come se fosse un grido in cerca di una bocca”. La loro rabbia è soffocata. Il loro disagio incompreso. All’atavica mancanza di ideali oggi si sono aggiunti disinteresse, depressione, sconforto. Ma la colpa non è solo loro. Viviamo in un mondo ipocondriaco, divoratore, che non lascia spazio a sogni e serenità.
I nostri ragazzi sono lasciati a marcire, fra didattica a distanza, mancanza di sport, aggregazione,interessi comuni. La loro “socialità reale”è criminalizzata.” E voi che brancolate in un delirio tra il male e il beneCol rischio di affondare nella totale degradazioneAggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsiPer costruire una realtà di giovani diversi”. Le paure della maggioranza li bloccano,li terrorizzano, recidono loro le ali. Gli stanno impedendo di progettare, di vivere appieno il presente e di progettare il futuro con fiducia ed ottimismo. Il nostro lavoro deve essere soprattutto per loro. Il nostro sforzo deve concentrarsi per farli riappropriare delle loro esistenze, affinché possano raccogliere,con rinnovato coraggio, questa sfida epocale.
Affinché il loro grido di aiuto non rimanga inascoltato, soffocato da una mascherina, oggi più che mai simbolo della sconfitta della nostra generazione.