La civiltà delle macchine

« La civiltà delle macchine è inferiore alla nostra [tradizionale civiltà] perché tramuta in virtù un insieme di valori assolutamente sterili — la velocità, la quantità, il lavoro fine a se stesso, la ricchezza materiale, l’ostentazione, ecc.; perché questa civiltà disprezza le relazioni che normalmente la memoria instaura con l’ambiente e le tradizioni, perché promuove l’omologazione a scapito dell’individualismo, e perché ha come effetto il circolo vizioso di un lavoro che non porta a niente se non al costante indebolimento dei naturali principi di qualità, intraprendenza, personalità, e del pieno sviluppo dello spirito umano verso una prospettiva di complessità e realtà che lo allontani dall’istintualità animalesca. »

H.P. Lovecraft, lettera a Woodburn Harris, 9 novembre 1929

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